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Moise Kean & famiglia

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view post Posted on 29/6/2019, 18:39
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Il papà di Kean: "Moise era interista ma lo vorrei per sempre alla Juve"
Non ha la cittadinanza italiana e va poco allo stadio: "La Juventus mi ha promesso due trattori ma non me li ha dati"

Non sempre in un'intervista le risposte sono quelle che ci si aspetta. Se poi di mezzo ci sono il calcio e il tifo, gli imprevisti sono sempre dietro l'angolo. Ecco allora che Rai Radio1 nella trasmissione "Un giorno da Pecora" ha regalato momenti sorprendenti intervistando Biorou Jean Kean, il padre di Moise, attaccante della Juventus che ha stupito tutti segnando con la maglia della Nazionale e scrivendo un pezzo di storia. Si comincia dall'infanzia e da una fede calcistica che Moise oggi non confesserebbe mai: "Era dell’Inter, perché gli piaceva Oba Oba Martins. Quando andavo in giro con lui mio figlio mi diceva: ti prego, comprami la maglia di Martins”. Poi Moise ha iniziato a giocare sul serio, inizialmente con la maglia del Torino. "Io l'ho mandato alla Juve perché sono tifoso bianconero. Io lo voglio per sempre alla Juve, che è nel mio sangue: io sono nero e il mio sangue e bianco". Giocare sempre nella Juve probabilmente significa che Moise potrebbe giocare al fianco di Balotelli, il suo giocatore preferito, solamente con la maglia azzurra. "E’ il suo giocatore preferito ora. Anche se io gli ho consigliato di non copiare in tutto e per tutto Balotelli".
Non frequenta moltissimo lo stadio, papà Kean. La voglia ci sarebbe anche, ma c'è qualcosa di mezzo. "Ho un problema con la società Juve: non mi danno più biglietti per andare allo stadio. C'è stato un problema. Io e la mamma di Moise siamo separati e lei, in passato, voleva portare il ragazzo in Inghilterra. Io gli dissi che lo avrei fatto restare in Italia ma in cambio avrei voluto due trattori. Loro mi dissero che non ci sarebbero stati problemi. E invece non me li hanno ancora dati, non mi danno più biglietti e non mi ricevono neanche più".
Biorou Jean Kean non ha la cittadinanza italiana, anche se ha fatto richiesta essendo in Italia da molti anni. E dal punto di vista politico ha le idee chiare: "Io sono leghista, a me piace la Lega e la politica di Salvini. Se non voglio che che arrivino i migranti? In questo momento sto cercando un’associazione per bloccare l’immigrazione dalla partenza. Aiutiamoli a casa loro insomma? Esatto, è giusto

Juventus, Kean risponde al padre: "Devo tutto a mia madre"
L’attaccante bianconero e della Nazionale italiana ha contestato le dichiarazioni rilasciate ieri dal papà: “Non dimenticate mai chi vi ha dato da mangiare”

Il papà di Kean era intervenuto raccontando aneddoti sulla vita del piccolo Moise, in questi giorni uomo-copertina per i due gol in due partite segnate in Nazionale. E c'era stato anche un pizzico di polemica nei confronti della Juventus rea di non avergli dato due trattori come pagamento per aver convinto il ragazzo a restare a Torino. A rispondere al papà è stato lo stesso Kean attraverso una storia sul suo profilo Instagram.
In collegamento con "Un giorno da Pecora", su Radio 1, Biorou Jean Kean si professa leghista e sostenitore delle politiche di Matteo Salvini sull'immigrazione. Il papà dell'attaccante della Juventus e della Nazionale rivela anche che il figlio Moise, da piccolo, era acceso tifoso interista e fan del nigeriano Obafemi Martins.
MOISE RISPONDE— Madre e padre del numero 18 juventino sono separati e il nuovo goleador azzurro ha voluto precisare i meriti del suo successo: “Trattori? Non so di cosa si parli. Se sono l’uomo che sono oggi è solamente grazie a mia madre. Con questo ho detto tutto! E non dimenticate mai chi vi dà da mangiare quando avete il cibo in pancia”.


Il padre di Kean attacca Moise: “Non capisco perchè parla così. Si sta montando la testa”
Il padre dell’attaccante bianconero ha rilasciato delle dichiarazioni

TORINO – Il padre dell’attaccante bianconero, Moise Kean, Jean, ha risposto al post pubblicato qualche giorno fa da suo figlio, attaccandolo ai microfoni di Radio 24, durante la trasmissione La Zanzara.
SULLE DICHIARAZIONI DI MOISE – “Non so perché mio figlio parla così, non lo so. Non è semplice, ma c’è qualcuno sotto. Mio figlio non può dire questo. Io lo conosco, è un ragazzo tranquillissimo. C’è qualcuno che gli sta montando la testa, non so se per difendere, non lo so proprio”.
SULLA MADRE – “Devo tutto a mia madre”, aveva scritto Moise. Questo il pensiero del padre: “Si, ma io ho la coscienza tranquillissima. Sono io che lo portavo agli allenamenti a Torino. Mi dispiace che è andata così. Ma so che mio figlio non può dire queste cose…sono sette anni che non lo vedo. Lo vedo solo in televisione. C’è stato un disastro familiare, ma sono cose private. Ma so che lo amo sempre e lui ama me”.
SULLA JUVE – “E’ un ragazzo che io ho cresciuto. Se ho dato soldi alla mamma? Alla mamma no, ma queste sono cose false. E sapete perché? Perché prima di andar via da casa, mio figlio era già alla Juve. L’ho portato agli allenamenti dall’Asti Calcio a Torino, al Toro. E dal Toro alla Juve. Io ho seguito il ragazzo, non è mai stato abbandonato. Lui dice il contrario? Gli hanno montato la testa”.
SUI TRATTORI – “Lui non lo sa, questa storia. La mamma voleva portarlo in Inghilterra. La Juventus mi ha chiamato per bloccare il ragazzo. Io ho chiesto, se lo blocco questa firma come padre, cosa mi date? Loro hanno risposto, basta che firmi, ti daremo quello che chiedi. Io ho detto loro che come agronomo sto preparando il mio progetto. Avevo bisogno di un trattore o un mietitrebbia per lavorare e mietere. E loro hanno risposto che non ci sono problemi”.
SUI FIGLI – “Adesso ho una fidanzata e ho comperato la televisione e non farò più figli. Ho fatto tanti figli perché non avevo la televisione. A me i soldi non servono. A me serve soltanto il trattore per andare a lavorare. Figlio mio, ti voglio bene come tu sai, mi manchi, io ti aspetto a casa per festeggiare i tuoi due gol nella Nazionale italiana”.
SU SALVINI – “E’ un angelo mandato da Dio, sta salvando il popolo, gli esseri umani. E’ un angelo proprio, lo vedo come un angelo mandato da Dio. Non è razzista, lo porterò a Bruxelles. E’ una bravissima persona. Sta lottando per salvare gli immigrati che muoiono in mare. Da quando c’è Salvini, ci sono meno morti. E’ giusto chiudere i porti, e aiutarli a casa loro. Bloccarli è meglio che farli morire in acqua”.

Juventus, Kean: viaggio a casa di Moise. La sua Asti: “È uno di noi”
La maestra: “Gli piaceva ballare. In quinta elementare sembrava la mia guardia del corpo”. L’assessore allo sport: “È un astigiano più solare e aperto”. Il barbiere di fiducia: Credetemi, il paragone con Balotelli non regge”

Su queste placide strade del Monferrato, tra torri e campanili, si sente appena l’ululato degli imbecilli: è un suono lontanissimo che pare arrivare da un’altra epoca. Incomprensibile per chi ha preso per mano l’italianissimo bambino dalla pelle scura e lo ha accompagnato all’età adulta. Asti non è soltanto la casa di Moise Kean, è il porto sicuro della punta di Juve e Nazionale. Il luogo che custodisce le radici, la provincia abitata da facce amiche. Per questo anche gli astigiani sono rimasti di ghiaccio quando hanno visto il concittadino piantarsi davanti alla curva di Cagliari, contaminata da un piccolo gruppo di razzisti. Proprio lui, «Mosè», che aveva l’argento vivo addosso come sanno questi corridoi pieni di disegni alle pareti: le sue elettriche lezioni di danza hanno fatto storia nella scuola elementare «Baussano». «Venne da noi in seconda e in quinta sembrava la mia bodyguard… Pur di farlo stare fermo, gli consentivo di insegnare a ballare ai compagni dopo la mensa», racconta la maestra Lorella Forastiere seduta tra i banchi dell’istituto. Il piccoletto portava i cd e appendeva un foglio per le iscrizioni: «Seguiva l’ordine rigorosamente, un allievo alla volta, e poi si scatenava».
Grida di gioia, niente di più lontano da certi cupi suoni che Moise sente negli stadi. Il razzismo, quello vero, Kean lo ha sentito solo con gli anni, quando qualche rivale non sapeva come fermare la furia. «Giù le mani dal nostro ragazzo, un autentico astigiano, più solare e aperto degli altri piemontesi. Ed è come se l’intera città avesse allargato con lui le braccia a Cagliari: ma davvero nel 2019 parliamo di questo?», aggiunge Mario Bovino, assessore allo Sport. Lui ha scelto l’attaccante come testimonial del progetto «Sport per tutti» che aiuta l’inserimento sportivo di ragazzi di famiglie svantaggiate. Non avevano molti soldi neanche i Kean, passati da una casa popolare all’altra, fino all’ultima in via Filippo Corridoni, zona residenziale che attraversava vestito da calciatore il piccolo Moise. Per tutti Mosè per via dei sogni biblici della cattolicissima madre Isabelle. La sua storia di sacrifici è un esempio di integrazione attraverso il sudore: prima il trasferimento da Vercelli ad Asti quando il secondogenito aveva solo cinque anni, poi le lunghe giornate da domestica dopo la fuga del marito e l’educazione in solitaria dei figli. Con l’aiuto di un amico speciale, un oratorio multietnico, vera barriera cittadina contro ogni inciviltà. Stava sempre qui Mosè, al «Don Bosco». Aspettava fino a dopo cena, sperando che qualche bimbo magnanimo lo facesse giocare. Don Roberto Pasquero lo rimproverava quando si arrampicava come un gatto, adesso invece si emoziona davanti alla tv: «Una rete in finale di Champions League con la mia Juventus, questo voglio da lui».
La maglia di Martins, idolo di infanzia prima di Balo, lasciò di colpo spazio alla divisa ufficiale del Toro: il responsabile delle giovanili dell’Asti, Renato Biasi, lo vide intrufolarsi con la scusa che il fratello Giovanni, 7 anni più grande, si allenava con i Giovanissimi. Poi, vedendolo all’opera, lo portò di gran fretta nel capoluogo. Kristian Reka, amico di infanzia ad Asti, ha condiviso quegli anni di formazione granata: «In campo e fuori qualcuno potrà pure insultarlo per ignoranza e paura, ma non lo fermerà mai», urla adesso. Dopo il Toro, nel 2010, ecco il salto di Mosè in bianconero, snodo decisivo a sentire un altro amico, Alessandro Sesta, professione parrucchiere. Ricoperto di tattoo e con barbona da asceta, è lui a mettere le mani sugli importantissimi dread: «Mi occupo della sua testa solo così, per il resto ci pensa la Juve: credetemi, il paragone con Balotelli non regge…». E poi, tra un taglio e l’altro, altre parole sulla famiglia e l’attualità: «Allegri lo gestisce alla grande, ma mamma Isabelle è il top: è più tedesca che ivoriana. A Cagliari Bonucci ha parlato in maniera precipitosa, a me piace più vedere Mosè in azzurro: lui non è italiano, ma ultrà-italiano». Pure alla maestra Lorella si è stretto il cuore martedì sera: nel caos di Cagliari ha rivisto lo sguardo triste del suo pupillo quando la madre lo rimproverava dopo una pagella così così. Nell’ultimo incontro ad Asti gli ha ricordato di quando dopo un torneo gli portò un autografo di capitan Zanetti fatto fare apposta per lei, interista da generazioni. «Resta sempre bambino», gli scrive spesso. Resti come quando all’intervallo sfidava il mondo con una palla: «Facciamo Mosé contro Baussano, io contro tutti», diceva convinto.
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Juve, Kean: “Sono nato sulla strada e ho sofferto. Chiellini mi lascia cicatrici...”
La stellina si confessa su "The Players’ Tribune": “Rubavo i palloni a un prete, poi i bianconeri mi hanno cambiato la vita. Il capitano? Sa spaventarmi...”

“Remember the name”. Ricorda il nome, si legge su The Players’ Tribune, il sito di culto in cui gli sportivi raccontano se stessi senza filtri. E sarà da ricordare a lungo il nome di Moise Kean, il baby prodigio bianconero e della Nazionale: sia per iscritto sia in un bellissimo video di accompagnamento parla della sua vita, una lunga scalata dall’oratorio Don Bosco di Asti fino alle luci dello Stadium, con una palla sempre come compagna fedele: “Da bambino ho sofferto abbastanza, non era facile, non ho avuto un passato come tutti gli altri ragazzi - racconta 'Mosé' -. È per quello che delle volte mi metto lì e penso a quanto sono stato fortunato ad aver tutto questo oggi. Ringrazio Dio ogni giorno. Il primo ricordo che ho del pallone è ad Asti, in oratorio. Facevamo i tornei su un campo in asfalto, se cadevi ti facevi male.Una volta ero così disperato che per giocare ho rubato il pallone a un prete. Era un brav’uomo, teneva tutti i palloni in un cassetto. Però non lo chiudeva mai. Quindi ogni volta che perdevo la mia palla, magari perché l’avevo scagliata oltre una staccionata, andavo di nascosto all’oratorio, aspettavo che il prete salisse di sopra, e ne prendevo una dal suo cassetto”.
QUANTE BATTAGLIE— “Ogni giocatore doveva pagare 10 euro e io li avrei chiesti, presi in prestito, rubati e risparmiati per tutta la settimana in modo da potermi permettere la mia commissione. La squadra vincente prendeva tutti i soldi. Era una battaglia ogni settimana, se ti entravano in contrasto dovevi fingere di non sentire male, così le persone non ti avrebbero preso in giro. È così che ho imparato a giocare a calcio. È qui che è iniziato il mio viaggio. Quando giochi a calcio in questo modo, impari a giocare con la fame. Impari che il calcio, come la vita, ha alti e bassi. A volte segni all’ultimo minuto di una partita e vinci 60 euro per tutti, a volte no”.
CHIELLO NON PERDONA— “Quando cresci così, anche Giorgio Chiellini in allenamento non sembra così spaventoso. Cioè, non è vero, in realtà è spaventosissimo. Ho ancora una cicatrice sulla caviglia dall’ultima volta che ho provato a fare una giocata contro di lui. È cattivo. Quando mi alleno adesso, vedo un giocatore come Paulo Dybala e penso: ‘Cavolo, questo ragazzo spaccherebbe all’oratorio’. Penso sempre ai ragazzi di lì, perché è da lì che tutto è cominciato”.
CAMBIA LA VITA— “La mia vita è cambiata quando a 16 anni ho esordito con la Juventus. Già da un po’ mi allenavo con la prima squadra, a un certo punto contro il Pescara il mister mi chiede di andare a scaldarmi e io non ci credevo. Il tempo stava per finire, eravamo sul 4-0 per noi e pensavo: ‘Perché non mi fa entrare?’, mi giravo sempre verso l’allenatore e avevo perso un po’ le speranze. Invece no, era l’80esimo e mi chiama, allora io corro veloce, mi batteva il cuore a mille. E mi hanno applaudito tutti, appena sono entrato al posto di Mandzukic ho pensato a tutte le partite al Don Bosco giocate sull’asfalto. In quel momento ero allo Juventus Stadium con Dybala, Cuadrado, Marchisio, Buffon... Non ho mai sentito un’emozione così forte in vita mia. Tutto questo mi è stato donato da Dio. In parte Dio e in parte la strada. La strada ti insegna a essere uomo, a capire la realtà della vita e a capire ciò che ti sta intorno, nel bene e nel male”.

Edited by _Vale_ - 23/7/2019, 11:15
 
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view post Posted on 21/7/2019, 18:22
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Alan, il nipote
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Inter, senti il papà di Kean: "Vorrebbe andarci, è casa sua"
Il padre dell'attaccante della Juventus: "Può vincere il Pallone d'Oro in 3-4 anni"

Mentre in casa Inter si definiscono gli acquisti di Lukaku (c'è l'offerta) e Dzeko (c'è un intoppo) ed è sempre caldo il caso Icardi, un altro attaccante 'si propone', a sorpresa, ai nerazzurri. Si tratta di Moise Kean, centravanti in forza alla Juventus ma che, come ha svelato suo padre, sogna da sempre di vestire la maglia dell'Inter: "Quando giocava al Torino me lo diceva sempre: 'Dopo il Toro portami all'Inter'".
“Tutto è nato quando stavamo camminando per le bancarelle e gli ho detto di scegliere una maglia - ha raccontato il padre dell'attaccante bianconero a Passioneinter.com - Non ha dubitato, scegliendo subito quella nerazzurra di Martins". "L'Inter è la sua casa - ha aggiunto - l'ha scelta da piccolo, sicuramente lui vorrebbe andarci. Poi dipende dalle offerte che arrivano. Se l'Inter offrirà di più rispetto a quello che prende ora, per me ci andrà".
Continuando a parlare di mercato, il signor Kean ha svelato inoltre che l'estero è una possibilità molto lontana: "L'ho letto sui giornali, ma non ne ho ancora parlato con Raiola: prima di prendere queste decisioni mi contatterà, visto che pur essendo maggiorenne ha ancora delle radici qui. Gli consiglierò di andare all'Inter così sarà anche più vicino a me, invece che andare in Olanda”.
Non solo mercato però, perché il comportamento di Kean durante l'Europeo Under21 ha fatto molto discutere: "Deve comportarsi come gli altri - ha dichiarato il padre - Personalmente ho sostenuto Di Biagio (che lo ha escluso dalla sfida col Belgio, ndr): facendo così ha fatto vedere al ragazzo che se lo fa ancora ci sono delle conseguenze. Il mister ha fatto bene. Spero che il prossimo anno possa crescere anche da questo punto di vista".
Poi il sogno per gli anni a venire, il Pallone d'Oro: "Penso che ad oggi abbia dato solo il 50% di quello che è il suo reale potenziale. Come papà l'ho sempre detto: da lui mi aspetto il Pallone d'Oro. E finché non me lo porta a casa… Sono sicuro che lo vincerà. Sta crescendo, può farcela in 3-4 anni. Non dimentichiamoci che a neanche 20 anni gioca nella Juventus e ha già esordito, facendo due gol, in Nazionale".


"Settimana prossima le novità"
"E' felice alla Juve, vuole restare. Non deve fare come Balotelli"

Jean Biorou Kean, papà di Moise, ha fatto il punto sul futuro del figlio ai microfoni di Juvenews. "Magari la prossima settimana posso dirti qualcosa in più - ha spiegato il genitore del bomber -. Lui è contento di giocare nella Juve e se la società decide di trattenerlo lui resta, altrimenti se pensano di mandarlo via e vuole andare all'Inter vedremo quello che succederà: se dovessero chiamarlo ci penserebbe".
La Juve sta investendo molto, ma deve anche pensare a vendere. E Kean potrebbe rientrare tra i sacrificati, magari nell'operazione de Ligt. Anche il papà lo vedrebbe meglio all'Inter. "Mio figlio da bambino era tifoso dell'Inter. Ha fatto scuola calcio ad Asti e da li lo hanno mandato al Torino Calcio e infine è arrivato alla Juve. Io aspetto sempre a casa che mio figlio bussa alla porta e mi fa: “Papà ecco il Pallone d'Oro".
Il genitore si augura che il figlio non prenda ad esempio Balotelli. "Deve crescere ancora tantissimo mentalmente. Se sei forte e non hai la testa è tutto sbagliato. Parte tutto dalla testa. All'inizio ho detto a mio figlio di non fare come Balotelli, ma deve imitare Ronaldo o Messi, non Balotelli".
Applausi a Di Biagio per come ha gestito in Under 21 il caso Kean-Zaniolo. "Un allenatore è anche un educatore e un educatore è anche un padre di una squadra. Di Biagio ha fatto benissimo e ha ragione ad aver fatto quello che ha fatto. Così la prossima volta mio figlio sa che certe cose non vanno fatte e lo vede come punto di riferimento. Io al posto di Di Biagio avrei fatto anche peggio di quello che ha fatto, cosi impara bene".

Kean all'Everton, il padre: "Come Gesù, che si staccò per andare a predicare"
Biorou Jean e la nuova avventura del figlio: "Non farà come Balotelli che si è fatto prendere la testa dai soldi"

"Abbiamo fatto una veglia di preghiera per dare la benedizione al campione di famiglia, dalle 10 di sera alle 6 del mattino", La nuova avventura di Moise Kean all'Everton sta vivendo un accompagnamento mistico, che suo padre Biorou Jean racconta nei dettagli: "Ogni tre ore preghiamo, tutti i miei figli credono in Dio, sono cresciuti così, nella preghiera".
L'attaccante della Juventus andrà ai Toffees per circa 40 milioni, "Nella mia benedizione che ha chiuso la veglia - spiega il padre - ho detto: 'Signore Gesù, ti do in mano mio figlio. In Inghilterra non ci sono io, nè la sua mamma. Come Gesù Cristo si è staccato è andato a predicare".
Al di là dell'aspetto religioso, papà Kean ha parlato anche di altro: "Raiola ha seguito mio figlio dalla scuola calcio ad oggi. Sa come gestirlo, come fosse il padre. Mio figlio l'ha preso come suo secondo papà. Mio figlio già in passato sarebbe potuto andare in Inghilterra, ma l'ho bloccato quando sua madre voleva portarlo a Manchester. Doveva rimanere alla Juventus per rimanere e maturarsi. A 14 anni non puoi andare all'estero, non ero convinto e ho dato il mio appoggio alla Juventus per bloccarlo. Mio figlio non farà come Balotelli. Lui si è fatto prendere la testa dai soldi. Lo hanno cambiato. Mio figlio non sbaglierà. Ne sono certo”.

Edited by _Vale_ - 19/9/2019, 09:19
 
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Juventus, il fratello in difesa di Kean: “Non capite un c…”
Giovanni Kean su Instagram dopo il cartellino rosso da record di Moise contro la Roma: "Sapete solo giudicare"

L'espulsione rimediata in 38 secondi contro la Roma non ha solo fatto entrare Moise Kean nella storia della Serie A, ma ha anche attirato moltissime critiche sull'attaccante della Juventus, che verrà squalificato per diverse giornate e come ha detto anche Allegri sarà multato dalla società. Il giorno dopo il fallaccio su Mancini, in difesa dell’attaccante bianconero classe 2000 è sceso suo fratello, Giovanni, che si è sfogato sul proprio profilo Instagram attaccando senza mezzi termini i detrattori del fratello."Purtroppo il calcio italiano è questo: sanno solo giudicare e poi vi domandate perché non ci sono tanti calciatori italiani. Li massacrate ogni partita, non sapete un c***o di calcio e aprite la bocca senza motivo, datevi una sveglia", ha scritto in una storia il fratello di Moise, anche lui calciatore in Serie D nel Nola, ripostando l'analisi di una fan page della Juventus che difendeva a spada tratta lo stesso Kean: "Almeno uno che capisce qualcosa".
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Edited by _Vale_ - 10/3/2023, 16:20
 
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view post Posted on 12/4/2024, 15:26
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